ANNO LIONISTICO 2017-2018
I Lions ed il Quadro di Sant'Omobono
10 marzo 2018
I Soci dei Lions Club Cremona Stradivari, presidente Patrizio Azzini, Duomo, presidente Daniela Magni, ed Europea, presidente Antonio Brunelli, si sono incontrati in Palazzo Vescovile per una visita guidata al dipinto di Giulio Campi, “La carità di Sant’Omobono”, restaurato grazie al contributo dei tre club e della Onlus Distrettuale Lions “Associazione solidarietà”. La volontà di portare avanti il restauro era nata nell’annata lionistica precedente grazie ai tre past president Silvia Galli, Mirella Marussich e Giorgio Donno, che avevano inteso concretizzare un Service di tutela del patrimonio artistico della nostra comunità rendendo fruibile il dipinto anche alle generazioni future. Monsignor Achille Bonazzi, conservatore dell’erigendo Museo Diocesano nel quale il dipinto verrà collocato, ha illustrato i punti salienti dell’accurato restauro effettuato dallo Studio Blu di Castelgoffredo. Monsignor Bonazzi ha sottolineato le numerose ricerche effettuate per poter eseguire un restauro conservativo rispettoso delle caratteristiche originarie, che riportasse all’antico splendore colori e particolari del dipinto. La tela venne realizzata nel 1555 per il Consorzio di Sant’Omobono e dopo alcuni trasferimenti venne collocata nel 1746 nella chiesa di Ca’ de Soresini dove era rimasta fino al momento del restauro. I soci Lions presenti, appartenenti anche ad altri club della città, hanno avuto l’occasione di chiedere chiarimenti anche sui significati del dipinto, grazie anche alla presenza della storica dell’arte Mariella Morandi, socia del Lions Duomo.
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I bambini nell'arte cremonese attraverso i secoli
08 marzo 2018
Si è tenuta a Palazzo Trecchi la conviviale per festeggiare la Charternight del trentesimo compleanno. Presenti alcune delle socie fondatrici del Lions Club tra cui Mariella Morandi nella veste di critico d’arte. Morandi ha presentato una relazione sul tema: ‘La scoperta del bambino nell'arte cremonese’. La relatrice ha spiegato che l'iconografia nell'arte è una fonte importantissima per interpretare la società di un determinato periodo storico.
Anche a Cremona, non diversamente da altrove, attraverso i secoli, avviene una vera e propria ‘scoperta’ dell'infanzia. Un artista è in effetti portavoce della società in cui opera e, nellasua esposizione, Morandi ne ha messo in evidenza gli aspetti più significativi. Il primo dato che emerge daquesta analisiiconologica ed iconografica è che, fino al '400 , il Bambino Gesù è l'unica presenza puerile. L'infanzia non ha un'importanza particolare e quindi non viene rappresentata.
Lo stesso Gesù bambino viene raffigurato come un adulto in miniatura. Anche successivamente,
pur se il Bambino è rappresentato in modo un po' più infantile, non perde le sue prerogative virili. E' vero
Dio e vero uomo (la muscolatura ad esempio è simile a quella prefigurata per il Cristo in Croce).
L'infanzia, l'età dell'innocenza, della spensieratezza viene scoperta pian piano. I bambini vengono rappresentati con maggiore frequenza (anche su codici, tavolette da soffitto ma ancora con le fattezze di piccoli adulti. Nel 1420, nelle storie di Giuseppee Giacobbe sulle volte del nostro Duomo, sono compresi
per la prima volta i bambini. Sono però sempre e solo maschi. Nel ‘500 invece ci sonobimbi ovunque; non hanno però ancora una loro individualità, è un'infanzia di maniera. La relatrice ha fatto notare che Altobello
Melone, nella strage degli innocenti, in Duomo, su precisa richiesta dei fabbriceri, rappresenta un'infanzia indifesa, vittima della violenza. Bisogna però arrivare a metà del ‘500 per trovare i primi bambini veri. In particolare ad opera di Sofonisba Anguissola che li raffigura con sensibilità femminile.
La pittrice è più attenta alla reale fisionomia e all'espressione dei sentimenti dell'infanzia. Vincenzo Campi è il primo che dipinge bambini del popolo, l'infanzia per quello che effettivamente è. Nel quadro della Cucina vi è un bambino sulla sinistra che gioca. E’ il primo gioco rappresentato nella pittura cremonese (fa un palloncino con una vescica di maiale). Finalmente fra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 I bambini diventano degni di essere rappresentati per quello che sono. E’ un’umanità particolare, i bisognosi.
L'infanzia abbandonata che ormai ha un posto nella società. Altro particolare interessante è che il primo ritratto di bimbo lo ritroviamo, sempre in Duomo, nella Circoncisione di Francesco Bembo. Fra gli astanti c'è un gruppo di dignitari in abiti contemporanei con un bimbo. E' un vero e proprio ritratto: il bambino è importante, ha un ruolo fondamentale: è il futuro della famiglia altolocata. L'importanza del ruolo che avranno nella società emerge anche nei tre ritratti dei fratelli Ponzone, di Gabriele Zocchi del 1651 e, soprattutto, in quello, famoso, del piccolo Sigismondo, opera del Genovesino. Ognuno è rappresentato nella consapevolezza del suo rango, emerge soprattuttonon il carattere, ma il ruolo che hanno nella società. Sono però dei bei ritratti, con fattezze e caratteristiche di veri bambini.
Ne ll’800 medici e società si occupano dell’infanzia per cui i bambini vengono rappresentati frequentemente; nella vita quotidiana, anche mentre giocano; ed hanno vestiti adatti a loro. Viene riconosciuta la dignità dell'infanzia. Il ruolo che ha conquistato nella società.
Sono bimbi dell'ambiente borghese, ma anche bambini sfortunati, come l'orfanella, e poveri, raffigurati nella loro situazione di miseria e desolazione.
Stranamente nel 900 il bambino torna ad essere anche figura decorativa.
Nel liberty i bimbi esprimono la gioia di vivere. E' il mondo dell'innocenza. Mariella Morandi ha quindi ricordato come il nostro cimitero sia ricco di immagini di bimbi utilizzate per esprimere sentimenti diversi: bimbi e fanciulli morti prematuramente o piangenti per la morte del loro benefattore.
Ha concluso ribadendo che l'iconografia nell'arte è una fonte importantissima per interpretare la società di un determinato periodo storico.
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"La donna e la musica nella storia"
22 febbraio 2018
Conferenza-concerto, presso l'ADAFA, a cura di Eleonora Carapella, musicologa, che ha anche ottimamente sostenuto la parte pianistica accanto al soprano pesarese Enrica Fabbri, ben nota a Cremona - dove ora abita e insegna - per le splendide esecuzioni di opere di autori classici e moderni, tra cui, in prima assoluta, due memorabili Cantate del compositore Federico Mantovani. La relazione di Carapella è stata anche l’occasione per consegnare l'abituale service a favore dell'Associazione musicale Paola Manfredini, in ricordo di Paola, nota cantante, chitarrista, liutista, socia del Lions Cremona Duomo, prematuramente scomparsa.
Nonostante nei secoli scorsi sia stato attribuito alle donne musiciste un ruolo marginale, numerosi documenti attestano, attraverso il tempo, una notevole attività femminile nell’ambito musicale, anche compositivo. La fondazione Adkins Chiti di Venezia, che nel 1978 ha creato l'associazione "Donne in Musica", lavora ora per l’ingresso della musica delle donne nei programmi scolastici e universitari e a questo scopo ha elaborato una banca-dati di 400 nomi di musiciste europee contemporanee, mentre Pinuccia Carrer, sulla base dell'editoria italiana dell' Ottocento e del fondo Noseda della biblioteca del Conservatorio di Milano, ha creato un repertorio di almeno mille nomi di artiste attive in ambito musicale che hanno agito in particolare in Italia.
Il ritardo nella conoscenza di questa ricca realtà, secondo Carapella, è attribuibile al ruolo socio-culturale della donna, alla quale, relegata fino a pochi decenni fa al ruolo di madre e di ‘angelo del focolare domestico’, era negata l'istruzione o almeno un’istruzione pari a quella dell’uomo. Se una donna si avvicinava al lavoro artistico, questo era interpretato semplicemente come segno di una buona educazione e doveva rimanere nell'ambito dell'hobby: Non era ammesso che le donne dedicassero professionalmente la loro vita all'arte, perché ciò avrebbe creato quell’emancipazione che era loro negata. E tuttavia la donna è sempre stata presente nella vita musicale della storia occidentale con molteplici ruoli, da quello di dedicataria di pagine musicali a quello d' interprete. Nel caso che la dedicataria sia stata anche l’interprete, ciò fa luce, oltre che sulla biografia e sul rapporto tra un compositore e la committenza, anche su aspetti tecnici quali la diteggiatura, la dinamica, l'espressività. All’inizio della ‘Prima Sonata dell'ultimo gruppo di Sonate’ di Beethoven, l'Opera 101, composta e dedicata alla pianista viennese Dorothea Von Ertmann (1781- 1849) ad esempio, l'indicazione agogica traducibile in italiano con "un poco vivace e con il più forte e profondo sentimento” è importante proprio perché riferita alla Von Ertman, nota per la grande espressività delle sue interpretazioni. Nella sonata, tra l'altro, sono presenti molti punti colorati che indicano dove la musica s'interrompe e l'esecutore o l'esecutrice può improvvisare dando dunque prova delle proprie capacità virtuosistiche. Dorothea, venuta in Italia con il marito, frequentò il salotto della contessa Francesca Rava D’Adda, a sua volta pianista e compositrice, considerata una ‘dilettante’ come, nell’Ottocento, in Italia, le donne che eseguivano opere loro dedicate, anche se in realtà, generalmente, si trattava di musica difficile anche per un professionista. La causa è da ricercare nell’appartenenza al genere femminile.
Un’altra musicista ‘dilettante’ per obbligo sociale, non perché meno preparata dei colleghi uomini, famosa nella Lombardia austriaca, era stata Teresa Agnesi (1720-1795), cui l'abate Soresi, accademico trasformato, amico di Giuseppe Parini, molto noto a Milano e in tutto l'impero austroungarico e coinvolto dall'imperatrice nelle bonifiche delle riforme scolastiche, nel 1786 aveva dedicato le sue “Cantate per musica", mentre, in tempi più recenti, a Giuseppina Finzi Magrini (1878-1944) viene dedicata un’opera presumibilmente giovanile dal nipote Aldo a cui era molto legata, al punto da esser colpita da infarto e rimanere paralizzata e senza voce quando ebbe notizia che egli era stato deportato dalle SS. Di Aldo Finzi, Enrica Fabbri ha eseguito "Rondini", lirica dedicata appunto a Giuseppina Finzi Magrini.
Che da sempre le donne ballino, cantino, suonino sia in privato che in pubblico è attestato da una ricca iconografia, dai vasi greci a Degas con le sue ballerine, a Matisse con le sue pianiste o, ancora, a Renoir, e da testimonianze letterarie.
In età rinascimentale le danzatrici sono apprezzate non solo nelle corti, ma anche quando si esibiscono in pubblico; sono frequentemente elogiate nella letteratura settecentesca d'occasione e assumono una dimensione quasi immateriale nell’Ottocento, quando nascono le prime étoiles. Anche le cantanti hanno avuto l'onore della cronaca e sono state importanti nella storia della musica: nel Medioevo si registrano nomi di donne tra i trovatori e i trovieri; nel Rinascimento spicca il fenomeno delle Donne ferraresi attive alla corte Estense, mentre nella corte Medicea si trovano le prime donne che si esibiscono nella melodia accompagnata, come Vittoria Archilei detta la Romanina e Lucia Caccini. Il fenomeno del divismo delle cantanti si manifesta solo dopo l’apertura del primo teatro pubblico a Venezia (1637), quando si diffonde il dramma per musica: esse diventeranno vere e proprie icone nel melodramma ottocentesco, punteggiato dai nomi di Giuditta Pasta (1797-1865), Giuseppina Strepponi (1815-1897), moglie di Giuseppe Verdi, e Marietta Brambilla (1807-1875).
L’iconografia, dalle miniature medievali alle pitture rinascimentali, ci consegna anche immagini di donne strumentiste al clavicembalo, al clavicordo, alla spinetta, alla viola da gamba, al liuto (peraltro già ricordate da fonti indirette quali la Bibbia e i Poemi Omerici). Tra Seicento e Settecento scrivono per le donne strumentiste molti compositori come François Couperin e Antonio Vivaldi (che compone per le sue allieve dell'ospedale della pietà di Venezia dove è maestro di violino), mentre nell’Ottocento la strumentista che appare maggiormente accanto agli uomini è la pianista. Non c' è solo Franz Liszt che monopolizza le sale di concerto europee, ma c’è anche Clara Wieck Schumann (1819-1896); non c’è soltanto Ferruccio Busoni ma anche Wanda Landowska (1879-1959). Non ci sono solo interpreti ma anche compositrici. La prima donna compositrice professionista è tuttavia Carlotta Ferrari da Lodi (1830-1907), che persevera nonostante feroci critiche e ottiene anche successi importanti che le fanno assegnare riconoscimenti (l’Ordine equestre dei Ss. Maurizio e Lazzaro e l'Ordine del merito civile di Savoia) e le permettono di entrare come socia onoraria nell'Accademia filarmonica di Bologna, la massima istituzione musicale, ancora oggi attiva.
Particolare ricordo merita, tra Settecento e Ottocento, Maria Teresa Von Paradis (1759-1824), che operra in ambito austriaco ed è molto apprezzata anche da Mozart. La Von Paradis, nonostante fosse cieca dall'età di 3 anni, dopo un’accurata formazione musicale ottiene molto successo. Ad una esecuzione dello Stabat Mater di Pergolesi, in cui canta anche la parte di primo soprano, è presente l’imperatrice Maria Teresa d’Austria che, affascinata dalla sua bravura, la premia con una rendita vitalizia. La Von Paradis si esibisce in numerosi concerti suonando a memoria composizioni di Salieri, Mozart e Haydn, intraprende una lunga tournée in Europa che la porta anche a Salisburgo dove conosce la famiglia Mozart, a Londra, a Parigi dove, nel 1785, collabora con Valentin Haüy all’apertura della prima scuola per ciechi e scrive musica avvalendosi di una particolare scheda di composizione costruita per lei da Johann Riedinger. Alla composizione si dedicherà completamente dopo il ritorno a Vienna, nel 1786, affrontando anche generi molto impegnativi quali l’opera e la cantata.
Enrica Fabbri, sempre accompagnata da Carapella, ha mirabilmente eseguito " Non t'accostare all'urna" di Carlotta Ferrari e “Die Tanne, an Dori”s della Von Paradis, concludendo poi con due pezzi di Fanny Mendelssohn e di Clara Wieck Schumann.
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Lo scrittore Andrea Cisi ospite dei Lions Club Cremona Duomo e Cremona Stradivari
06 febbraio 2018
Andrea Cisi, noto scrittore cremonese, ha regalato ai soci del Lions Duomo, presidente Daniela Magni, e del Lions Stradivari, presidente Patrizio Azzini, una interessante serata fatta di intermezzi musicali e di letture tratte dal suo ultimo libro:La piena. L’autore è stato accompagnato dal lettore-attore Michele Lanzi e dal musicista Lorenzo Colace alla chitarra. Ha condotto l’intervista Silvia Galli, giornalista e socia del Lions Stradivari. Il libro La piena può essere considerato il seguito naturale del precedente lavoro di Cisi, Cronache dalla ditta. In questa sua nuova fatica i protagonisti sono cresciuti e sono costretti ad affrontare problemidiversi di un’altra età e di una società cambiata. Si tratta, ha sottolineato Cisi, di un romanzo autobiografico con ampi riferimenti alla comunità cremonese, specchio dell’ambiente di lavoro e della famiglia: persone normali, viste nella loro quotidianità, nei turni da operaio in fabbrica, nei rapporti padre-figlio. A più riprese nel libro vengono messe in evidenza la forza di volontà e la capacità di affrontare le contrarietà della vita. E allora La piena, come ha spiegato l’autore, per quanto non possa sfuggire il riferimento a quella ricorrente del Po, è in realtà un riferimento alle difficoltà che in certi momenti ci si presentano davanti e ci spingono a dimostrare se siamo in grado disuperarle o se più semplicemente ci lasciamo trascinare via. Il libro di Cisi è stato per tutte le Socie ed i Soci presenti un invito alla riflessione. E’ stato un invito a prendere atto dei cambiamenti della società e della necessità di agire con nuovo vigore nel momento in cui ci apprestiamo a declinare quegli scopi, che ci chiedono di prestare attenzione al territorio e al bene della comunità.
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I consumi alimentari tra miti e diete, tra tribù e comunità emozionali
25 gennaio 2018
Si è tenuto giovedì, a Palazzo Trecchi, il primo meeting del 2018 del Lions Club Cremona Duomo, Presidente Daniela Magni.
Ospiti della serata il Presidente del Lions Cremona Europea Antonio Brunelli con la gentile signora Manuela e il relatore il dottor Stefano Gonano, ricercatore presso la facoltà di scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell' Università Cattolica di Cremona, con la gentile signora Laura . Il dottor Gonano ha intrattenuto i presenti sul tema: Consumi alimentari tra miti e diete, tra tribù e comunità emozionali.
Il relatore ha proposto un' interessante analisi di questo fenomeno.
La profonda crisi, che le nostre società hanno attraversato in questi ultimi anni, ha modificato profondamente i comportamenti del consumatore.
Chi sono i protagonisti dei consumi alimentari al giorno d'oggi? Una volta era profondamente radicato il concetto di tribù, vale a dire gruppi di persone che vivevano in ambiti locali, regolati da norme ben precise. Nell'epoca in cui viviamo siamo ben lontani da tutto ciò. Il cambiamento è l'unica cosa permanente e l'incertezza paradossalmente è l'unica certezza. Molti comportamenti consolidati sono venuti meno e questo ha creato nelle persone un senso di insicurezza, di rischio, uno stato di ansia che si rispecchia nei consumi.
Si è formato quindi un consumismo indirizzato all'utilizzo temporaneo di oggetti del desiderio in cui appagarsi, ma da cui anche allontanarsi velocemente.
C'è sempre l'idea che manchi qualcosa e quindi la necessità di comperarla. Però il senso di appagamento dura poco e si origina un altro desiderio.
I requisiti ricercati nei prodotti alimentari per acquistarli sono velocità di utilizzo e praticità.
Cresce poi la domanda di cibo legata al territorio. Il nuovo consumatore, non più produttore, ricerca tranquillità. 'Non mangio quindi più per sopravvivere ma per altri motivi'. Di qui la ricerca di prodotti naturali, di cibo che emozioni, che soddisfi. Prevale l'aspetto emozionale su quello razionale.
Di fondo il nuovo consumatore cerca conforto in ciò che utilizza: fondamentale quindi per la produzione è conquistarsi la sua fiducia, non 'spaventarlo'.
Venendo a mancare la tribù, vale a dire il gruppo che si basa su fonti tradizionali, le persone cercano altri tipi di riferimento, riferimenti settari, basati su un provare e sentire comuni; come i vari tipi di diete particolari, che non sono geograficamente localizzate, ma danno origine parimenti ad un gruppo compatto per la ricerca dell'uguale, di una credenza, di una scelta fatta scartando le altre modalità di mangiare.
Questi nuove diete alimentari traggono origine dalla perdita della struttura originale di riferimento e possono anche portare a un comportamento negativo da un punto di vista della salute, come il mangiare un solo tipo di cibo.
Il nuovo consumatore è di fatto in balia dei media: si confronta nei mille scandali alimentari veri o presunti.
Diventa celiaco o vegano, diventa praticamente seguace di una o diverse diete; é attirato dai cibi senza (glutine, lattosio...) ; dai super cibi (curcuma, zenzero); dai cibi con ingredienti particolari (con indicati tutti gli ingredienti che possono invogliare il consumatore); dai nuovi cibi (cresciuti del 25%).
Di qui comportamenti assolutamente irrazionali del consumatore come l'acquisto di prodotti riservati ad un certo tipo di soggetti con problemi fisici che non lo riguardano: vedi l'incremento di prodotti per celiaci, della pasta senza glutine, dei prodotti vegetariani, per vegani ecc. Però colui che compra si sente più tranquillo così, ed è disposto a spendere di più per l'acquisto di cibi particolari anche se non ne ha bisogno perché si sente rassicurato, si sente parte di un gruppo. E' una soddisfazione a livello emozionale e non razionale.
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Festa degli Auguri: il service alla Giorgio Conti sulle note del gruppo napoletano Almanea
14 dicembre 2017
Come ogni anno il Lions Club Cremona Duomo ha riunito socie e ospiti per la tradizionale festa degli auguri, che si è scandita in tre momenti: monsignor Vincenzo Rini ha proposto una riflessione sui significati della solennità del Natale mediante la citazione e il commento di alcuni testi dell'Antico e del Nuovo Testamento ( Isaia, Luca e Giovanni) incentrati sul tema della luce, della vita e della gioia e ha sottolineato la necessità di considerare l'uomo non come oggetto,ma come soggetto. Ha quindi esortato ad attribuire alla festa un contenuto spirituale, in solidale simbiosi, anche, con chi soffre, e alla luce di una speranza che illumini anche i momenti bui della vita individuale e collettiva: un messaggio che può essere accolto sia dai credenti che da chi non crede. A questa prospettiva si è virtualmente connessa, nello spirito di servizio che anima il lionismo, la consegna dell'abituale service all'Associazione Giorgio Conti - rappresentata e animata da Adriana Conti - che da quasi trent'anni si prodiga nell'aiuto concreto a famiglie di minori affetti da gravi patologie.
La serata è stata animata dall'Ensemble musicale ALMANEA, anima di Napoli, un gruppo formatosi nel 2013 che ha riunito musicisti accomunati dalla passione per la canzone napoletana nelle sue varie forme espressive. Essi, riconoscendone il grande valore artistico e culturale, si propongono di contribuire alla sua divulgazione, nella consapevolezza che questo patrimonio, universalmente apprezzato, vada fatto conoscere anche a chi non ne ha avuto esperienza e debba essere tramandato alle generazioni future. ALMANEA ( voce e strumenti) ha così sviluppato un ricco e coinvolgente programma di antiche melodie napoletane, che hanno emotivamente coinvolto gli ascoltatori con le loro suggestioni, ora appassionate, ora malinconiche ora gioiose, tutte coesistenti nell'anima napoletana: suggestioni che ancora possono coinvolgere l'uomo d'oggi. Perché la musica non è solo un canale di immediata trasmissione, ma espressione viva e senza tempo dell'anima.
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Virginia Villa: il Museo del Violino
23 novembre 2017
Giovedì 23 novembre, a Palazzo Trecchi, si è tenuta la conviviale del Lions Club Cremona Duomo, presidente Daniela Magni. Relatrice della serata la dr.ssa Virginia Villa, direttore del prestigioso Museo del Violino che insieme alla Liuteria rappresenta nel mondo la città di Cremona. Il Museo del Violino è un grande progetto non solo per la città di Cremona, ma per tutto il mondo della musica e della cultura italiana, reso possibile dalla generosa sensibilità di Giovanni Arvedi e Luciana Buschini, e riassume in sé le funzioni del Museo, dell’Auditorium e del polo di ricerca: un vero e proprio 'tempio' della cultura aperto a tutti.
La dottoressa Virginia Villa è Direttrice generale Del Museo del Violino dalla sua nascita, vale a dire dal 2013. Virginia Villa ha illustrato brevemente il suo percorso lavorativo: già direttore della Civica Scuola di liuteria del Comune di Milano, direttore della Fondazione Stradivari, membro del comitato scientifico del Museo del Violino e della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, curatrice di importanti mostre in Italia ed all’estero, autrice di numerose pubblicazioni, membro del Consiglio direttivo dell’ALI e consulente della rassegna Mondomusica. Il suo curriculum racconta la competenza e la passione, il rigore e l’impegno profusi in un percorso professionale al servizio della liuteria.
Virginia Villa ha spiegato come le sue esperienze precedenti siano state importanti per il suo ruolo attuale perché le hanno insegnato a trattare con persone e studenti, provenienti da tutto il mondo e con esperienze pregresse diverse; uniti da una stessa passione la musica.
Ed ha raccontato con competenza e passione la sua esperienza di donna a capo di questa importante istituzione.
Ha ricordato che il museo del violino non è nato solo per ospitare i violini famosi esistenti; ma è stato creato per dare spazio a un progetto diverso. Non è solo per gli esperti del settore, i tecnici; vuole avvicinare i bambini, i turisti, il pubblico profano. E' un luogo di ricerca, di studio, per poter ascoltare. Per aiutare la comunità dei liutai a crescere. Coscienti che il mondo va avanti e che le porte sono aperte. Un vero e proprio 'tempio' della cultura aperto a tutti, la cui missione è quella di avvicinare i pubblici più diversi all’esperienza del bello, della scoperta e dell’emozione. La realizzazione di questo grande progetto implica tuttavia attente analisi, pianificazioni e confronti per arrivare alla soluzione migliore e un grande lavoro di squadra.
Ha ribadito che il Museo del Violino è una sfida continua. E l'Auditorium è uno strumento importante . Gli strumenti preziosi che sono in deposito al museo possono muoversi in assoluta sicurezza. Con un'acustica perfetta creata dal miglior ingegner acustico, Toyota .E' diventato quindi il luogo giusto per fare le cose. La dottoressa ha ricordato che è estremamente raro poter far ascoltare uno strumento antico nel luogo adatto. E che qui a Cremona, all'Auditorium, è possibile. E' un'eccellenza per la nostra città.
Il museo appartiene a tutti. Sa raccontare bene quello che Cremona sa fare. L'anno scorso, tra tutte le attività organizzate, 90.000 persone lo hanno frequentato.. Il numero dei visitatori si è quadruplicato. Molto numerose sono le visite delle scuole provenienti dai posti più impensati. Gli stranieri sono il 25%; in crescita il turismo dall'oriente.
La dottoressa Villa ha annunciato che, proprio per continuare a migliorare i rapporti commerciali con l'oriente, Cremona sta cercando di ottenere il Welcome chinese il prestigioso riconoscimento governativo che permette alle sole strutture così riconosciute di entrare nel mercato cinese in modo diretto attraverso il sostegno della China Tourisnm Academy; come hanno già fatto città come Bologna, Firenze e Venezia. Ha ribadito che dobbiamo puntare sulle cose uniche che abbiamo, che a noi appaiono scontate, ma che in realtà non lo sono; come la possibilità di sedersi in pzza Duomo, di godere di scorci straordinari... di passeggiare per vie caratteristiche.
Ha poi ricordato il rigore e l'impegno che, lei in prima persona e tutta la squadra che lavora per il museo, impiegano per perseguire l'obiettivo di rendere la struttura sempre + bella, più interessante. Il personale è poliglotta, si parlano anche il cinese e il giapponese, è colto, preparato, disponibile. C'è un bel gruppo di lavoro, coeso, con obiettivo comune, entusiasta, super lavoratore. Senza badare ad orari.
Il museo insomma è un luogo che può aiutare la città a crescere. Bisogna sempre puntare a migliorare l'accoglienza, puntare sulla creatività; in questo straordinario progetto di sviluppo territoriale la città di Cremona ha un ruolo centrale.
Virginia Villa ha poi anticipato che fra poco verrà aperta una sezione per disabili. Tattile. Per rendere partecipi il maggior numero di persone possibile. Ed ha concluso dicendo che il museo ha un potere enorme. Bisogna farlo crescere, espandere. Il suo futuro non è però garantito; dipende da quanto si riesce a farlo funzionare, crescere. I risultati, se si continua così, saranno sempre + positivi. Ed ha esortato i presenti e i cremonesi in generale a sostenere il museo, a stare sempre vicini a questa istituzione, anche solo partecipando ai concerti, alle manifestazioni organizzate nel suo ambito. Ed ha auspicato un sostegno sempre più consistente da parte dello stato. Che per il momento è minimo, perche il museo esiste da poco tempo.
Erano presenti, graditi ospiti, Giorgio Donno, Presidente di Zona B della III Circoscrizione, con la gentile consorte e la dr.ssa Paola Carlomagno coordinatrice della Segreteria scientifica del Museo del Violino.
Al termine della serata è stato annunciato dalla past President Mirella Marussich, anche a nome di tutti gli altri Past President e Presidenti dei Lions Club che hanno contribuito alla raccolta fondi, che in data 20/11/2017 è stata consegnata la casa mobile all'agricoltore/allevatore Ludovico Fiecchi, dell’Azienda Agricola Fiecchi, a Monte Cavallo ( Macerata- Marche),acquistata con il ricavato della Festa di Carnevale organizzata a tale scopo.
La casetta, interamente arredata, consta di due camere da letto, un bagno, una cucina-soggiorno, due ingressi, un condizionatore centralizzato e uno scaldabagno elettrico. Un nuovo importante service dei soci Lions.
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Intermeeting e concerto benefico a favore dei minori autistici di Fondazione Spospiro
09 novembre 2017
Giovedì a Palazzo Trecchi si è tenuto l'intermeeting dei club Lions cittadini: Lions Cremona Duomo, Presidente Daniela Magni, Lions Cremona Host, presidente Marcello Ventura, Lions Cremona Stradivari, presidente Patrizio Azzini, Lions Cremona Europea, presidente Maurizio Cozzoli, Campus Universitas Nova, presidente Antonio Brunelli, Leo Host, Presidente Chiara Anselmi. Tutti insieme impegnati in un Service a favore dell'Ambulatorio dei Minori Autistici di Fondazione Sospiro, sede di Spinadesco. Il ricavato della serata verrà interamente utilizzato per l'acquisto di un'altalena multipla a doppia postazione da collocare nella zona giardino dell'Ambulatorio, destinata a giochi.
Il meeting si è aperto con un bel concerto lirico che ha visto come generose e brave interpreti la nostra amica e socia Federica Zanello, soprano, Eddy De Rossi, all'arpa e Jessica Rivaroli, soprano allieva di Federica. Per l'evento è stata richiesta la collaborazione della Onlus Distrettuale, essendo esso dedicato al problema dell'Autismo che rientra nei services nazionali.
Graditi ospiti il primo vice Governatore del Distretto Giovanni Fasani; il Coordinatore GLC Fausto Casarin, il Presidente Lions Casalbuttano Giuseppe Bertoli; Il direttore del dipartimento disabili della Fondazione Sospiro, dott Serafino Corti.
La dottoressa Laura Alzani, responsabile dell'Ambulatorio minori Autistici, ha illustrato nel corso del meeting il problema dell'autismo ed il tipo di lavoro che l'équipe dell'Ambulatorio svolge a favore dei minori che soffrono di questa disabilità.
La dottoressa ha spiegato che l'autismo è caratterizzato da un deficit di comunicazione sociale e di interazione; da comportamento, interessi ed attività ristretti e ripetitivi. Tutto ciò logicamente ha un forte impatto nella vita quotidiana e di relazione, negativo per la vita in famiglia e a scuola.
Fondamentale per aiutare a superare questa situazione è preparare modelli di intervento, presentare situazioni reali per vedere come i bambini autistici possono reagire e per cercare successivamente di correggere questi comportamenti. Il difficile è entrare in relazione con il bambino con questa disabilità. E' un lavoro importante e delicato che viene svolto in ambulatorio da un'equipe appassionata del proprio lavoro con un bel lavoro di squadra.
I principi cardine per operare su questa disabilità sono: un intervento precoce, intensivo; l'approccio psico educativo; e l'approccio nei contesti famiglia, scuola, territorio. Fondamentale per migliorare la comunicazione del minore autistico è coinvolgere la famiglia. La famiglia che conosce il problema del figlio è in grado di assecondarlo. Sono sorte associazioni spontanee fra i genitori che però non possono agire da sole, ma devono collaborare con gli educatori del comune: ci deve essere scambio e insegnamento dei comportamenti. Anche gli insegnanti devono essere informati. Se vanno in ambulatorio possono toccare con mano quello che i bambini fanno. Così si attua da parte loro una presa di coscienza e conoscenza del tipo di approccio necessario per comunicare con i loro alunni. Formazione quindi e informazione.
La dottoressa Alzani ha concluso spiegando che è fondamentale fare gestire ai minori autistici qualcosa da soli, per esempio anche solo apparecchiare la tavola per il pranzo, e poi fargli utilizzare questa abilità acquisita in Ambulatorio per facilitare il loro inserimento nella scuola. Questi minori vanno quindi aiutati ad imparare a gestire da soli aspetti diversi della loro vita, come fare la spesa, rifare i letti ecc. Ed è fondamentale rendere consapevoli della diversità che ognuno dei bambini autistici porta con sè i fratelli, in ambito famiglia, e i compagni di classe, a scuola. Il lavoro di squadra rende più facile affrontare il problema. Ed ha infine messo in evidenza che è pure importante l'approccio allo sport, come il canotaggio, il nuoto... L'Ambulatorio Minori Autistici svolge in conclusione un lavoro importante nei confronti di questo tipo di disabilità; che è bene divulgare perchè misconosciuto.
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Gli Autopiano. La prima musica riprodotta
19 ottobre 2017
Bella e singolare serata al Lions club Cremona Duomo, con Pietro Zappalà, docente nel Dipartimento di Musicologia dell’Università di Pavia (sede di Cremona), che, su invito della Presidente del sodalizio, Daniela Magni, ha tenuto una interessante relazione sull’autopiano. Il Dipartimento di Musicologia (che è in contatto con l’Associazione “Musica meccanica italiana”) ha realizzato una ricca collezione di rulli sonori da piano meccanico: un materiale che oggi si cerca di valorizzare. I rulli (i più grossi dei quali contengono fino a 20 minuti di musica) consistono in un rocchetto su cui è avvolta una lunga striscia di carta che presenta una serie di fori, disposti in modo da corrispondere a definite altezze tonali. Fatti scorrere su lettori pneumatici con meccanismi complessi, questi rulli, programmati attraverso schede cartacee perforate, permettono di inviare comandi a una tastiera di pianoforte, detto appunto pianoforte meccanico o autopiano in quanto suona meccanicamente ricevendo energia dal pianista intento a ‘pedalare’, mentre agisce manualmente su alcune leve con specifiche funzioni. I diversi tipi di carta, idroscopica, riflettono momenti economici diversi e attestano che le carte più antiche erano le migliori.
Nato nell’Ottocento in area tedesca e americana, ripreso in Italia agli inizi del Novecento, quello del piano automatico è il primo sistema a presentare musica riprodotta: non dimentichiamo che fino al secolo XIX far musica significava eseguirla. Dunque, l’autopiano ha costituito una soluzione fortemente innovativa. E se è obiettivamente ineccepibile il rilievo circa la rigidità della musica che ne propone, è tuttavia altrettanto vero che solo alcune pagine in repertorio risultano ‘in sofferenza’, mentre, d’altra parte, si è trovato il modo di intervenire per migliorare la qualità del suono. Così, ad esempio, si sono ideate possibilità di rendere più varia la sonorità con fori estremi, quelli di destra per rinforzare la linea melodica, quelli di sinistra per enfatizzare i suoni gravi, mentre l’ingegneria tedesca ha realizzato anche l’incisione di rulli direttamente dall’esecuzione di un pianoforte per ottenere una maggiore vicinanza alla musica dal vivo.
Vario l’uso dell’autopiano, destinato a famiglie, ma anche a luoghi pubblici, saloni da ritrovo, cinematografi per accompagnare film muti…
Il relatore ha presentato in un video il collaudo operato dai restauratori prima di restituire a Musicologia un pezzo della Aeolian Company: un test molto variegato in grado di testare tutte le possibilità dello strumento. Zappalà ha ricordato anche le ditte produttrici di rulli per autopiano sia all’estero che a Cremona, e in particolare ha parlato di Michele d’Alessandro, direttore di banda, che ebbe l’idea di realizzare in casa nostra un clone dei prodotti tedeschi, progetto che avviò insieme alla moglie Aminta con la ditta Anelli: il che fu motivo per la casa Ricordi di intentargli una causa. Nonostante ciò la ditta da lui fondata, la FIRST (Fabbrica Italiana Rulli Sonori Traforati) rimase a Cremona. Si è trovata una serie di cataloghi a suo tempo pubblicati dalla FIRST per incentivare la vendita, produzione di cui rimane solo un terzo. Le tipologie musicali risultano molto varie: dal repertorio classico alle opere liriche, da opere di autori minori o pezzi minori di autori maggiori fino alle forme nuove del Novecento (operette, canzoncelle, canzoni napoletane); si è anche giunti a realizzare un rullo di tipo ‘vocalist’ che includeva, accanto alla musica, il testo da cantare (ci sono circa mille titoli).
Benemerito dunque il Dipartimento di Musicologia che, grazie a Pietro Zappalà, si è proposto di ricostruire la totalità del catalogo, di cui per il momento si sono recuperati 5500 titoli diversi, di raccogliere e valorizzare i pezzi, e che ha inoltre elaborato il progetto di scansionare i rulli (fino ad ora ne sono stati scansionati 270): dall’immagine si può ricavare il suono. Una bella e singolare impresa!
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Visita del Governatore
05 ottobre 2017
Il Governatore del Distretto Lions 108 Ib3, Giovanni Bellinzoni, ha fatto visita ai Lions Club Cremona Duomo, presidente Daniela Magni, e Cremona Stradivari, presidente Patrizio Azzini. Per i due presidenti è stata l’occasione per illustrare al Governatore le iniziative e i Service che i due Club intendono portare a termine durante l’annata lionistica. I Service saranno indirizzati soprattutto a dare risposte convincenti alle esigenze del territorio con particolare riferimento ai temi individuati dal Lions International come la prevenzione del diabete, la tutela della vista, la salvaguardia dell’ambiente e un aiuto a chi si trova in stato di indigenza, nel rispetto della dignità della persona. Il Governatore si è detto certo che gli scopi verranno perseguiti e gli obiettivi raggiunti grazie alla volontà di fare e di agire: ‘action’, ha detto Giovanni Bellinzoni, azione tra la gente e per la gente raggiungendo un numero sempre maggiore di persone in difficoltà. Questa è la grande sfida che il Lions International ci propone per gli anni a venire e che sicuramente verrà portata avanti con tenacia come ormai i Lions hanno dimostrato di saper fare dal 1917: cento anni di vita al servizio del prossimo.
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Primo conviviale con ospite dott.ssa Iris Dall'Aglio
21 settembre 2017
Giovedì sera a Palazzo Trecchi si è tenuta la prima conviviale del Lions club Cremona Duomo, presidente Daniela Magni. Ospite e relatrice della serata la dottoressa Iris Dall'Aglio, esperta facilitatrice del metodo "Il tempo scivola" (Timeslips). Il metodo, approdato in Italia nel 2010, si avvale di pochissimi facilitatori certificati e intende diffondere una cultura umanizzante nella relazione con la fragilità, attraverso un rapporto di reciprocità fra il malato e il facilitatore e attraverso una comunicazione gratificante.
La serata si è tenuta proprio nella giornata mondiale dedicata all'Alzheimer, patologia neurodegenerativa che distrugge in modo lento e progressivo le cellule del cervello e che purtroppo è sempre più diffusa. 600000 italiani sono colpiti da questa patologia che danneggia parola, memoria, pensiero e, di conseguenza, provoca un deterioramento della vita di relazione. Mentre rimane più a lungo nei malati una memoria procedurale.
Questo metodo, Timeslips, è stato fondato dalla dottoressa americana Anne Basting. Consiste in un laboratorio di narrazione creativa che parte da uno stimolo visivo. Si basa sul fatto che il malato di Alzheimer perde la memoria, ma mantiene l'immaginazione. E l'aggancio è l'emotività che rimane nei malati. "Dimentica quindi la memoria prova con l'immaginazione".
La relatrice ha presentato alcune esperienze significative di narrazione creativa con anziani, avvenute nelle Residenze Sanitarie Assistite e nei Nuclei Alzheimer del territorio. Spiegando che si tratta di un'attività di gruppo, che si tiene con 8/10 persone con medio deficit, una volta alla settimana: si mostra loro una foto, un quadro o li si fa assistere a una piccola rappresentazione. Le immagini possono raffigurare una persona, un'azione o uno scenario ampio... Successivamente le facilitatrici sollecitano i partecipanti con domande aperte. E, grazie all'immaginazione, i malati iniziano a narrare storie. Che vengono trascritte fedelmente e poi vengono rilette. Spesso sono condivise con un pubblico più ampio. E possono essere anche utilizzate artisticamente,(teatro, danza, arte)
In pratica con questo metodo si utilizza un bene che rimane nei malati, l'immaginazione, per portarli a una particolare forma di creatività. Si va così in direzioni inattese, si provoca una rottura dell'aspettativa. Le facilitatrici riescono con tale metodo ad evidenziare l'unicità delle persone, in un clima disteso, rassicurante: la comunicazione è gratificante perché non c'è giudizio. E' uno spazio, un momento speciale, creativo ed espressivo, stimolante in cui si valorizza e sollecita la funzione relazionale e comunicativa.
La dottoressa Dall'Aglio ha concluso ribadendo che in questo modo si fornisce ai malati di Alzheimer un'esperienza felice, di benessere. Ha inoltre messo in evidenza che, anche se non è un rimedio definitivo, più questi soggetti riescono a comunicare più si ritarda l'evolversi della malattia.
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Primo consiglio direttivo dell'anno 2017/2018
06 luglio 2017
La Presidente neoeletta del Lions Club Cremona Duomo, Daniela Magni, ha recentemente riunito il primo Consiglio direttivo (aperto alle socie) per proporre e discutere alcune linee programmatiche per l’anno lionistico 2017/2018. In primo luogo ha richiamato le finalità del lionismo, soprattutto il significato del porsi al servizio degli altri, tanto più importante nella realtà attuale, in cui tante sono le criticità sia dal punto di vista sociale sia da quello squisitamente umano: una realtà in cui sui particolarismi dovrebbe prevalere una visione globale dei problemi pur nell’attenzione alle specificità.
Ha poi tracciato le prime linee di una possibile programmazione - contenuti e principi in cui le socie si sono riconosciute. Dopo l’apertura dell’anno lionistico, che avverrà il 21 settembre presso Palazzo Trecchi, avrà inizio l’attività di servizio del Club: accanto ai service tradizionali (come quelli per le associazioni “Giorgio Conti” e “Paola Manfredini), che continueranno, il Lions Club Cremona Duomo realizzerà anche nuove iniziative.
Per un primo significativo service si organizzerà un concerto lirico del soprano Federica Zanello , con accompagnamento di arpa, a favore dell’Ambulatorio dei Minori della Fondazione di Sospiro, che si occupa del doloroso problema dell’autismo. L’invito a partecipare sarà esteso ai club che volessero aderire all’iniziativa.
Un secondo service consisterà nell’istituzione di una borsa di studio in memoria di Barbara Bini, recentemente scomparsa, figlia della socia Guiduccia Spotti Bini. Per ricordare l’appassionato e articolato impegno sociale di questa giovane donna la borsa di studio sarà destinata a un alunno o alunna che si sia distinto per merito, appartenente alla scuola primaria di Bonemerse (CR), paese in cui Barbara era conosciuta e attiva.
La Presidente, pensando poi al trentesimo anniversario della charter del Lions Club Cremona Duomo, che ricorre in quest’anno sociale, ha poi ipotizzato la realizzazione di una pubblicazione che potrebbe ripercorrere i service attuati nell’arco del trentennio. Il progetto sarà più precisamente delineato nell’immediato futuro .
Il consiglio, nell’attesa dunque che meglio si definiscano programmi e progetti, ha espresso condivisione con le linee esposte dalla Presidente, cui ha assicurato il suo impegno a collaborare fattivamente, in quello spirito di amicizia vera e di condivisione, essenziale per la coesione e per la vita del gruppo.
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